E si ricorderanno di quando si sono innamorati. A Veneland.

MOGLIANO VENETO. Siamo in Via Marocchesa a Marocco di Mogliano Veneto (TV). Niente più che una strada di campagna che sgorga presto verso la città. Sulla destra prati coltivati e intere distese lasciate andare al tempo che passa: una verde scacchiera dove si alternano cura e abbandono. Quasi passa inosservato l’enorme ingresso di Veneland, il parco divertimenti costruito nella seconda metà degli anni Settanta e che, fino al 1981, ha accolto sorrisi, centinaia di sorrisi, ginocchia sbucciate, adolescenti per mano sui pattini da ghiaccio, Noè e la sua Arca, magici regni popolati dagli elfi, villaggi lontani e ….

Racconta Andrea Zammataro nel sul blog:

Varcando il singolare ingresso, a forma di Ponte di Rialto, si entrava in un parco a tema in piena regola… Tra le attrazioni figuravano le “Macchine Bella Epoque”, con percorso similare al vecchio “Villaggio degli Elfi” di Gardaland, il “Treno del Safari”, un simpatico trenino su rotaia che faceva il giro della zona lacustre, nella quale era presente “L’Arca di Noè”…poi il rettilario, l’acquario ed altre attrazioni tipiche da spettacolo viaggiante.. In più c’erano delle vere aree tematiche, come “La vecchia fattoria”, il “Fortino”, il “Villaggio indiani” ed il “Villaggio western”, con tanto di “Cow Boys” show e maneggio. Era presente anche un lago artificiale con tanto di porticciolo. Il parco era in parte coperto. Qui sorgeva la birreria e pizzeria, i già citati rettilario ed acquario, una sala per le manifestazioni, il palazzetto del ghiaccio ed una sala spettacoli dedicata ai bambini. In più, di fianco ai capannoni, c’era l’area Barbecue.

54 ettari d’abbandono il cui ingresso è privato da una rete metallica con un enorme varco d’invito. Inutile resistere alla tentazione, attraversarlo è quasi d’obbligo. E come accade nelle migliori delle favole il varco verso un mondo inaspettato si apre: benvenuti a Veneland.

Le rotaie del treno ancora incidono il prato e girano attorno agli alberi fioriti della primavera. Un treno invisibile scorre sulle rotaie del tempo e diventa presto solo un pensiero. Immaginazione. Eppur si vedono chiare le manine dei bambini che dai finestrini salutano i genitori, bambini che oggi saranno anch’essi genitori e guarderanno forse i loro figli fare “ciao” con la mano mentre un vero treno li porterà via, lontano. E si ricorderanno, magari, di quando sono stati piccoli, a Veneland.

Passo dopo passo si apre il parco.
Non ci sono più le porte: ingresso libero. Il soffitto è il cielo e il cielo è azzurro: stupenda perfezione nell’abbandono. Basta qualche passo e tutti i colori ti si fiondano addosso, quelli dei graffiti, quelli dell’edera che scivola dentro alle finestre, quelli delle mura disegnate, dei riflessi nell’acqua rimasta a dormire nel parco, in silenzio.

Silenzio assoluto, rumore immenso.
Basta lo scalpiccio delle suole sui sassi per creare un infinito eco che va a scontrarsi sul muro in fondo. Lì dove forse c’era una panca, dove loro due si mettevano i pattini e lui l’aiutava a stringerli tenendole la mano per la prima scivolata sul ghiaccio. Loro che forse oggi si terranno la mano davanti ad un altare e la mano di lei sarà ancora fredda come quella prima volta sul ghiaccio. E si ricorderanno, ora, di quando si sono innamorati, a Veneland.

C’è però nella pienezza del ricordo il fascinoso vuoto della solitudine.
Sta rinchiuso nelle scarpe. Scarpe abbandonate e che nessuno ha mai rimosso, avvolte da muschi e rimpianti di passi che non sono più stati fatti. Di chi erano? Perché sono lì?

Un po’ ti senti un principe che cerca la sua Cenerentola ma presto ti accorgi che non c’è nessuna Cenerentola e nessun’altra scarpetta. La mezzanotte è scoccata e la magia finita. Tutto è tornato così come lo vedi: abbandonato nella più completa solitudine. Nessun passo in avanti.
I fantasmi senza scarpe si ricorderanno del ballo al castello, della zucca trasformata in carrozza, dei topolini trasformati in agili destrieri, dell’evasione a colori da un mondo sempre grigio.

Tutti si ricorderanno di quando sono stati principi e principesse. A Veneland. La favola che non esiste più.

Irene P.

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3 thoughts on “E si ricorderanno di quando si sono innamorati. A Veneland.”

  1. Antonio Gasperi

    Ciao Irene, sei proprio in gamba!
    Io sono nato da quelle parti e ci ho vissuto per un bel po’, ma non ne sapevo nulla…
    Grazie delle tue oniriche esplorazioni!!
    Antonio

    1. Irene Pampanin

      Grazie Antonio! 🙂

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